IL CICCIONE
"A 15 anni ero molto grasso.
Ora, per dire, sono esageratamente grasso. Ed è meglio, perché so di non avere chances. Me ne sono fatto una ragione. Il mio peso forma è troppo lontano, dovrei tagliarmi tipo le gambe e la testa per leggere cifre meno imbarazzanti sulla bilancia. Non esiste. Io faccio finta di preoccuparmi, annuisco davanti ai consigli, borbotto lamentele e mugugno a ogni forchettata, ma fondamentalmente mangio quello che mi pare. La gente mi compatisce. Sono talmente grasso che ho raggiunto una nuova dignità.
A quell’epoca però era diverso. La mia testa poggiava su un collo, non annegava in un gorgo rotoloide di ciccia incravattata, le mie mani non si incollavano al banco portandosi via mezza risma di carta quando mi alzavo, la mia bocca non aveva quel sorriso lipidico che non sai se sotto mi stanno facendo un pompino o se sto per vomitarti addosso un rotolo di moquette.
Ero simile ai miei compagni. E l’ora di ginnastica arrivava come un boia ogni settimana, mi calava le braghe, mi pezzava le ascelle, richiamava ettolitri di sangue nelle mie guance, proprio quando dietro i vetri le ragazzine fumavano e covavano cattiverie.
In quegli anni soffrivo.
Poi venne Miriam.
Miriam la porca. Venne su da Salerno con la sua famiglia strillona e si piazzò nel banco accanto al mio. Non mi degnò d’uno sguardo. Forse una volta mi chiese se avevo dei cicles. Ma io non ero un ciccione in gamba. Ero un ciccione di quelli che al mare mangiano panini abnormi e con l’altra mano tengono l’aquilone.
Un giorno Miriam mi posò la mano sul braccio e disse “Te ti chiami?”
“Edoardo”. Guardai i suoi occhi dai mille riflessi ed ebbi un pensiero da vero adolescente del cazzo. Pensai “Le sue pupille stanno lavorando per mettermi bene a fuoco”.
“Mangiamo insieme oggi?” chiese lei.
“Sì”
Mi diede uno schiaffo su una mano, e mi disse “Bravo!”.
Andammo al self-service della stazione. Presi tutto quello che prese lei. Leggevo i nomi dei piatti sui cartellini e quando lei diceva “Buoni i tortelli!” io chiedevo un piatto di tortelli anche per me grazie, e pensavo che dopo pranzo dovevo pilotarla dove stavano i miei amici.
A tavola prese a toccarmi l’avambraccio. Ci poggiava la punta delle dita quando cambiava argomento. Io mi guardavo intorno. Non mi andava che leggesse nei miei occhi le turpissime scene di strasesso in cui noi due ci avviavamo a grandi falcate verso l’orgasmo perfetto toccandoci dappertutto con la punta delle dita.
Il mio cruccio era la mancanza di prove. Lei parlava fisso, ma io pensavo alle prove. Tenevo gli occhi sulla strada. Mi voltavo a vedere chi entrava.
Dopo pranzo ci spostammo in un bar. Lei si buttò su una sedia.
“La vuoi te?” disse pizzicando fra i denti la caramella che stava succhiando. Feci segno di sì, la presi e me la ficcai in bocca.
Le piacciono i grassi, è fatta, pensai.
Ai giardinetti limonammo.
Avevo trovato la matta. Quella con le fisse.
I sei mesi che passai con lei furono indimenticabili. Una porcheria dietro l’altra. Miriam gridava nel letto dei miei, la domenica, e io ci davo dentro, serio, serissimo. Ancora oggi mi chiedo dove stava l’inculata."
Ecco. Ho presentato questo racconto a un concorso indetto dalla Stampa, un paio d'anni fa, con in palio una Fiat Panda, se ricordo bene. I racconti inviati erano un sacco, per cui una prima scrematura è stata fatta in automatico, con il trova-vocaboli, così da escludere tutti i racconti volgari, razzisti, classisti eccetera. Il mio racconto è stato scartato subito, in prima battuta, perchè volgare e pieno di discriminazione verso gli obesi.
Ho sospettato fin da subito che la ricerca fosse stata effettuata solo sui titoli e non sui contenuti, perchè la censura mi ha bloccato in maniera praticamente istantanea. Allora ho sostituito il titolo e ho inviato una seconda volta il mio racconto. Anziché "Il ciccione" l'ho intitolato "Miriam la porca".
Censurato di nuovo.
Allora ho provato a intitolarlo semplicemente "Miriam", e tà-dàààààà: eccolo apparire sul sito della Stampa.
E' stato lì fino a che la giuria non ha letto davvero i racconti e poi è stato finalmente scartato un'ultima volta.
Il tema dei racconti doveva essere "Oltre le aspettative", e mi sembrava molto carino mandare una storia tenerissima come questa, in cui un ragazzino appena un po' sovrappeso faticava a credere di aver rimorchiato una figa.
Pazienza, continuerò a viaggiare sulla mia Y ancora un po'