giovedì 19 gennaio 2012

Chuck 170 - La pubblicità

Ascoltate la radio ultimamente? Se ascoltate la radio avrete sicuramente sentito la pubblicità del Gorgonzola.

Si', proprio quella del "Gorgonzoliamo?".


Ma santiddio.

La prima volta che l'ho sentita ho pensato ARE YOU FUCKING KIDDING ME?!? (perchè io penso in inglese)

Ce ne sono varie versioni, una piu' rincoglionita dell'altra.

Ad esempio, c'è quella dei due che festeggiano l'anniversario di matrimonio e lui le ha regalato del gorgonzola e lei tutta contenta fa "Oh il mio formaggio preferito!" e (occhio che qui diventa da manicomio) lui le dice "Ti gorgonzolo ancora come il primo giorno" e lei "Anch'io ti gorgonzolo tantissimo!" e poi ridono come due mentecatti e buttano li' lo slogan "La festa decolla se c'è il gorgonzolla!Ahahahahahah!".

ARE.YOU.FUCKING.KIDDING.ME?!?!?

Ma io dico, ma porca puttana, ma in una agenzia pubblicitaria non dovrebbero lavorarci i creativi???

Io mi immagino che ci dev'essere stato ad un certo punto uno della ditta del gorgonzola che è andato dalla ditta che fa la pubblicità e ha detto "Salve, io produco gorgonzola, fatemi una pubblicità per la radio che mi aiuti a vendere il gorgonzola, non bado a spese". 
Quelli dell'agenzia pubblicitaria devono allora aver messo su un team dei loro creativi migliori, gente esperta, professionisti.
"Ragazzi" fa il capo "Ho fiducia in voi, so che siete i migliori, non vi avrei assunto se non lo foste. Abbiamo del gorgonzola da vendere, dateci dentro: nessuno uscirà da questa fottuta sala riunioni senza aver avuto prima una idea geniale". 
E questi si sono messi sotto, han telefonato a casa per avvertire le mogli che sarebbero stati al lavoro fino a tardi, hanno ordinato cibo dal cinese all'angolo e via di brainstorming. 
Dopo giorni da incubo, tutti sporchi, sudati, con le borse sotto gli occhi, pile di cartoni di pizza e borse del cinese ammucchiati agli angoli della stanza, gente crollata sotto il tavolo, uno si alza e con la voce tremante fa "...eccolo" e tutti si girano verso di lui e lo guardano con la speranza negli occhi insonni. 
"Ho trovato il nostro slogan!"
"Diccelo! Diccelo!"
Lui si schiarisce la voce, già immagina la promozione imminente, e fa: 
"LA FESTA DECOLLA COL GORGONZOLLA!"

...

In un mondo normale, i colleghi lo avrebbe sollevato di peso e lanciato dalla finestra, e il capo lo avrebbe licenziato ancor prima che si fosse sfracellato sul selciato sottostante.

Ma siamo in Italia. Il paese in cui Schettino comanda una nave di trecento metri e in cui Scilipoti organizza seminari di omeopatia in parlamento.

Non solo la pubblicità è stata fatta, il cliente l'ha approvata e le radio l'hanno messa in onda: hanno ricevuto addirittura un premio!

Avete presente Mad men? Immaginate uno come Don Draper che descrive ai clienti la pubblicità del gorgonzola. Luci basse nella sala riunioni, tutti che ascoltano Don Draper che illustra le nuove pubblicità e lui con la sua voce roca da seduttore che fa "LA FESTA DECOLLA COL GORGONZOLLA!"

Non credo si sarebbe piu' potuto scopare nessuna.

mercoledì 18 gennaio 2012

LanZeppelin 68 - Della storia della barca.

Inoltre quello che mi dispiace di tutta questa storia della barca che è andata giù è che adesso Michelino Misseri non se lo cagherà più nessuno.

sabato 14 gennaio 2012

LanZeppelin 67 - Il pollo in tempi di crisi: il tacchino.

Come mi è stato insegnato e come è stato tramandato dagli avi, la carne è un cibo pregiato.
La carne di pollo costa meno di quella di bovino, specie dopo l'aviaria.
La carne di tacchino è come quella del pollo, ma costa ancora meno perchè è più secca e stopposa.
Ecco perchè il tacchino è la carne in tempi di crisi. Qui di seguito 3 ricette valide per gustarlo in modi originali.

Modalità Verismo, per chi vuole assagiare la crisi.
Prendete il tacchino e mettetelo in padella (o sulla piastra) senza condimenti, niente olio ne burro. Fatelo cuocere. Quando è cotto servite nel piatto, la versione più estrema non prevede l'utilizzo di sale. Il tacchino sarà secco, stopposo e non saprà assolutamente di nulla; l'ideale per prepararsi alle difficoltà della vita che potete complicarvi accompagnando suddetto tacchino con del pane, che renderà ancor più difficile la deglutizione.

Modalità Roosveltiana, per chi con poco vuole gustare con fiducia il futuro.
Prendete il tacchino e impanatelo nel pan grattato, passandolo prima nell'uovo (come si fa di solito per impanare ogni cosa). Mettetelo in una teglia poi nel forno ventilato a 200° per almeno 20 minuti. Giratelo a metà cottura e controllate che non si bruci perchè il tempo che ho scritto qua sopra non è preciso. Servitelo nei piatti e salatelo. Gustatelo dopo una dura giornata di lavoro tenendo a disposizione dell'acqua, perchè anche se questo è buono è pur sempre tacchino con pan grattato, quindi stopposo.

Modalità Esotica, per chi vuole prepararsi che non si sa mai che se va tutto nel culo qui si deve emigrare e quindi meglio prepararsi.
Prendete il tacchino e seguite questa ricetta, in pratica fate il tacchino al curry. Servitelo accompagnandolo con del buon Effervescente Brioschi fresco di carrefour, e il vostro stomaco ringrazierà.

Ora non dite che non sapete come cucinare il tacchino, anzi, correte a comprarlo.

mercoledì 11 gennaio 2012

Chuck 169 - La giacca

Quando ero a Denver, invece di restare a sentire i seminari alla conferenza per la quale ero andato a Denver, io e il mio collega siamo andati a fare shopping in un centro commerciale.

Girando tra i negozi, cercando di approfittare del cambio favorevole per fare affari, siamo capitati in un negozio davvero strano. Pareti e scaffali di legno, vendeva vestiti e attrezzature da campeggio, ed era tutto davvero americano. Era il negozio in cui uno immagina vada a comprare i vestiti il tizio delle pubblicità della Marlboro.

Vendeva camicie spesse a quadretti, jeans fatti per durare, veri cappelli da cowboy (non quelli per Carnevale), kit per scuoiare alci, e cose cosi'.
C'era puro il giubbotto da cowboy gay di Brokeback Mountain, quello di jeans imbottito di pelliccia sintetica bianca, avete presente?

Io e il mio collega ci aggiravamo tra quella scelta di abbigliamento davvero fuori dai nostri canoni abituali, non essendo taglialegna, quando butto l'occhio su una giacca.

Una giacca di velluto a coste beige con le toppe sui gomiti. 

Dovete sapere che in un certo senso ho sempre desiderato avere una giacca di velluto a coste beige con le toppe sui gomiti. Anzi no, ho sempre desiderato di essere il tipo da avere una giacca di velluto a coste beige con le toppe sui gomiti.

Me la sono provata davanti allo specchio e cazzo, stavo benissimo. Ad un tratto, ero il tipo che ha la giacca di velluto a coste beige con le toppe sui gomiti. Il significato della cosa mi colpisce all'improvviso come una doccia fredda.


Avere una giacca di velluto a coste beige con le toppe sui gomiti significa accettare ed abbracciare la maturità. Significa esser pronti per avere un lavoro appagante e pieno di sfide, una macchina che tiene bene la strada, una moglie bella e amorevole, qualche capello bianco sulle tempie magari, ma essere ancora un bell'uomo, in forma e sicuro di se', nel fiore della maturità.

Io compro ancora i miei vestiti da H&M, santoddio!

Mi guardavo allo specchio, in preda alla peggiore delle crisi esistenziali. Comprare la giacca e sistemarmi, o non comprarla e continuare a cazzeggiare?

"Non sono il tipo da giacca di velluto a coste beige con le toppe sui gomiti, vero?" chiedo al mio collega "Tu mi conosci, cazzo. Non sono io, vero?"

"Ma secondo me ti sta bene"

Io sudavo freddo, cercando un appiglio. Perchè ovviamente dentro di me io voglio continuare a cazzeggiare, ma se sto bene con una giacca di velluto a coste beige con le toppe sui gomiti, non posso piu' negare la realtà.

Vedo una commessa, una ragazza che aveva l'aria di essere proprio brava, che piegava camicie spesse a quadretti poco lontano da noi.
"Senti, immagina di non lavorare qui" le chiedo "Immagina di essere completamente disinteressata. Dimmi, onestamente, come sto con questa giacca di velluto a coste beige con le toppe sui gomiti?"
Sudavo. Lei mi studia e le leggo in faccia una leggerissima espressione critica: C'è ancora speranza dunque! 
"Ma secondo me dovresti provare la taglia piu' piccola"
Aaahhhh, cazzo.
Mi provo la giacca di taglia inferiore, mi giro verso di lei e lei sorride "Ora si che stai bene. E' proprio perfetta!"

Mi sento mancare. Il giovane dentro di me grida NOOOOOOO, non vuole mollare.

"Mi piace questa giacca. Ho comprato la stessa giacca a mio marito"

Eccolo il mio appiglio! Ecco la via d'uscita!

"ESATTO! Questa è la tipica giacca che la tua donna ti regala!" 

Mi giro verso il mio collega "Non sono pronto per comprare questa giacca di velluto a coste beige con le toppe sui gomiti, non mi sento pronto ad un impegno del genere"

"Un giorno la mia donna mi regalerà una giacca di velluto a coste beige con le toppe sui gomiti" continuo, parlando piu' a me stesso in verità "A quel punto non ci saran cazzi, il momento sarà arrivato, il segnale: Mettere la testa a posto"

"Non posso comprarla" riappendo la giacca al suo posto, sollevato "Non sarebbe giusto, non sono pronto"
Ora è tutto chiaro: devo semplicemente stare lontano dal tipo di donna che ti compra una giacca di velluto a coste beige con le toppe sui gomiti, che ti mette in trappola. 
Ho ancora qualche margine di manovra, c'è ancora tempo.

"Andiamo da H&M" faccio al mio collega.

 

martedì 3 gennaio 2012

Chuck 168 - Associazioni mentali

Avete presente quando una folla canta in coro? Tipo allo stadio o ad un concerto dove tutti sanno le canzoni?
Quello che viene fuori è la voce collettiva della folla, ed ovviamente la voce collettiva cambia col variare della composizione della folla in questione: molti uomini, voce collettiva piu' mascolina; molte donne, voce collettiva piu' femminile. Ovvio, direte. Ma questa era solo la premessa.

Non ho mai parlato di questa cosa con nessuno: io percepisco la voce collettiva come una voce di qualcuno. Cioè, so che è la voce di moltissima persone insieme, ma il mio cervello la associa a una persona che canta. Magari è una cosa comune, capita a tutti, non so. Magari è dovuto a una caratteristica intrinseca del cervello umano, che non riesce ad elaborare tutte quelle persone e cosi' prende la scorciatoia di inventarsi una singola persona virtuale che chiama folla, piu' semplice da gestire.

Quello che ho notato è che nella mia testa, la voce collettiva della folla è quasi sempre femminile, a meno che la folla non sia praticamente tutta composta da maschi. Un dieci, venti percento di donne basta a far diventare la voce collettiva una voce di donna. 

Finisse qui la storia credo che potrei trovare anche conferme, in giro, se ne parlassi.

Ma la cosa veramente fuori di testa è che certe folle nella mia testa sono associate a persone virtuali specifiche. Ad esempio.
Una marea di giovani donne cantanti, come se ne trovavano per esempio ai concerti dei Take That (buonanima), nella mia testa corrisponde a Kimberly, la sorella di Arnold. 
Si, si quella che l'attrice era drogatissima ed è pure morta male credo. La voce di una folla di donne/ragazzine urlanti, nella mia testa, ha la faccia di Kimberly di Arnold.
Se sento migliaia di ragazzine cantare in coro, urlare, o fare casino, nella mia testa io vedo/sento Kimberly Drummond che canta, urla o fa casino.

Dubito fortemente di trovare qualcun altro con questo disagio mentale. 

Per questo preferisco non parlarne.