giovedì 23 ottobre 2008

Chuck 1 - In cui si riflette su quanto impotente sia la volontà umana posta di fronte al cioccolato

Mi sono sempre reputato una persona per bene. Con sani principi. Con una morale solida. Capace di dominare i propri impulsi più bassi, di domarli e di piegarli al fuoco della volontà.

Poi mi sono trasferito in Svizzera.

In Svizzera nei supermercati vendono il chocomilk. Ci sono scaffali interi di chocomilk. Credo ci siano più varietà di chocomilk che di latte normale.

All'inizio tutto questo mi sembrava stupido. Da italiano, mi sentivo portatore di una cultura alimentare superiore. "Chocomilk?" pensavo nella mia spocchia "Bravi, bevete chocomilk, vediamo poi il culone tra qualche anno". Stolto! Scambiavo la mia superbia per virtù, la mia ignoranza per saggezza.

Compravo il latte al supermercato e guardavo con aria di sfida la cassiera.
"Sì, è latte normale, va bene? E'
sano. S-A-N-O! Ma cosa vuoi capirne te. Svizzera!"

Tutti intorno a me bevevano chocomilk. A tutte le ore, non solo a colazione. Era in tutti i supermercati, nelle macchinette degli snack, nei chioschi. Ovunque. I cartocci piccoli con la cannuccia. I tetrapack da un litro, da
due litri. Quelli nuovi, con gli spigoli smussati. Tutti con il loro invitante color marrone cioccolato. E nomi fighi come "Energy drink", o vagamente esotici come "Comella". Il chocomilk era tutto intorno a me.

Ogni mattina il mio latte bianco,
sano, era sempre piu' noioso. Inutile pucciarci dentro i biscotti, le fette biscottate con la nutella, usarlo per il muesli. Inutile macchiarlo con un goccio di caffè per ravvivarlo.

Alla fine, inevitabilmente, ho ceduto.

"Ma si, proviamolo una volta" ho pensato "Che sarà mai!".

Così ho acquistato un cartoccio di chocomilk in un minimarket gestito da indiani. Il mio destino si è compiuto nel momento che ho sollevato la linguetta e ho accostato il cartoccio alle labbra. Ricordo ancora perfettamente l'esplosione di cioccolato che mi ha avvolto i sensi. Dardi di cioccolato liquido partivano dalla mia lingua e si diffondevano in tutto il corpo. Per una manciata di secondi, l'universo è sparito ed esistevo solo io e il cioccolato. Mi tremano ancora le ginocchia al ricordo. Ho saputo poi che quello che ho sperimentato quel giorno si chiama
chocoflash, nel gergo dei consumatori di chocomilk.

Da allora non posso più farne a meno. Al mattino mi sveglio e la prima cosa che faccio è aprire il frigo e bere un sorso di chocomilk. La sera appena entro in casa ne bevo ancora. A volte compro un cartoccio alle macchinette e me lo gusto durante la pausa. Anche adesso, mentre scrivo, sono dolorosamente cosciente della presenza di chocomilk nel mio frigo. Devo lottare per trattenermi dall'andare di là in cucina a berne.

Non so dove mi porterà tutto questo.

Non so se sarò ancora in grado di muovermi liberamente tra qualche anno, o di vedere la punta dei miei piedi guardando in basso senza chinarmi. Non mi importa. Non mi importa, se ho il mio chocomilk.

Ora vado a berne un sorso. Mi sono già lavato i denti, ma chi se ne fotte.

7 commenti:

moltobiba ha detto...

ahahah come fa ridere

Chuck ha detto...

Per ora ci siamo solo io e te che leggiamo e commentiamo. Non è mica bello...

moltobiba ha detto...

mado ha commentato elenanoir ti pare poco??

Anonimo ha detto...

minchia chuck come mi svaluta abbballe!

io sono anonima, ma mi firmo nè!

elenanoir [sgrunt]

Anonimo ha detto...

sembra grave... :D

Sara ha detto...

ahahahah come fa ridere.

Anonimo ha detto...

A volte sono felicissimo della mia intolleranza al lattosio.
Sta probabilmente giocando un ruolo chiave nella mia lotta per mantenere un peso decente qui negli Stati Uniti.